Gli organismi geneticamente modificati (OGM) sono esseri viventi che mediante tecniche di ingegneria genetica, hanno subìto delle modificazioni del patrimonio genetico originario.
Sin dagli inizi degli anni ’80, si è a lungo dibattuto sugli eventuali rischi per l’ambiente derivanti dalla creazione di organismi ibridi, che presentassero caratteristiche non presenti in una data specie.
Diversi sono i casi di OGM negli ultimi trent’anni: nel 1983, nei laboratori della University of California, in collaborazione con la Advanced Genetic Sciencies, fu creato un ceppo batterico di Pseudomonas syringae definito ice-minus, difettivo della proteina di superficie che facilita la formazione dei cristalli di ghiaccio. L’immissione di tale ceppo nel terreno avrebbe avuto il vantaggio di proteggere dal gelo le piante. Non mancarono forti proteste da parte di comitati ambientalisti, fermamente convinti della pericolosità dell’introduzione nell’ambiente di batteri geneticamente modificati, esprimenti un fenotipo diverso rispetto a quello naturale [David P. U.S. agrigenetics: suit filed against NIH. Nature. 1983 Sep 22;305(5932):262].
Tre anni dopo, nel 1986, fu autorizzata legalmente l’immissione nell’ambiente del ceppo di P. Syringae ice-minus e, tuttavia, dopo alcuni anni, si scoprì che questa variante era già presente in natura con il risultato che l’azienda detentrice del brevetto non pote’ commercializzare il ceppo ricombinante ottenuto.
Nel 2003, a Taiwan, furono commercializzati i GloFish, pesci d’acquario resi fluorescenti grazie all’inserimento di geni di medusa.
Nel dicembre dello stesso anno, la vendita di tali pesci fu autorizzata anche negli USA contrariamente a quanto avvenne in Europa, dove permane il divieto di vendita dei GloFish.
E’ senz’altro necessario evidenziare che, negli anni, lo sviluppo e la creazione degli OGM ha contribuito alla creazione di topi transgenici, estremamente utili ai fini dell’individuazione delle funzioni di proteine in diverse patologie. La costituzione di topi knockout per un determinato gene, permette di verificare gli effetti nello sviluppo del topo e l’eventuale insorgenza di patologie derivanti dalla perdita di espressione della corrispondente proteina.
E’ innegabile l’utilità degli OGM, ma rimane aperto il dibattito su quanto sia effettivamente proficua la creazione di organismi geneticamente modificati nel campo della zootecnia e dell’agricoltura. La possibilità di avere, ad esempio, mucche il cui latte sia più ricco di caseina [Brophy B, Smolenski G, Wheeler T, Wells D, L'Huillier P, Laible G. Cloned transgenic cattle produce milk with higher levels of beta-casein and kappa-casein. Nat Biotechnol. 2003 Feb;21(2):157-62], o privo di lattosio, causa dubbi di natura etica, ma anche più strettamente qualitativa, riguardo alle proprietà organolettiche del prodotto risultante dalla manipolazione genetica.
Nel caso di piante geneticamente manipolate i dubbi si estendono anche agli effetti sulle specie che predano le piante in esame. Un esempio è dato dai semi di colza resistente al glucofusinato, un pesticida. L’agricoltore che utilizzerà la pianta così manipolata potrà estendere più facilmente la coltura e, in taluni casi, utilizzare dosi inferiori di pesticida. Tuttavia, tra gli insetti predatori della colza risulterà più facile la selezione naturale di gruppi resistenti al pesticida, rendendone l’uso inefficiente. Inoltre, un’eventuale impollinazione delle erbacce circostanti da parte della colza transgenica, produrrebbe erbacce resistenti all’insetticida, con conseguenze negative per le colture.
Una precisazione relativa agli OGM riguarda la definizione che di essi viene spesso data, ossia organismi transgenici. In realtà, tale aggettivo risulta appropriato soltanto per quegli organismi, quali ad esempio i GloFish, il cui genoma sia stato modificato con l’introduzione di elementi genici provenienti da specie diverse. Svariati autori distinguono gli organismi transgenici da quelli cisgenici. In questi ultimi gli elementi modificanti provengono da esseri viventi appartenenti alla stessa specie [Schouten H.J., Krens F.A., Jacobsen E., Cisgenic plants are similar to traditionally bred plants: International regulations for genetically modified organisms should be altered to exempt cisgenesis, EMBO reports 7, 8, 750–753. 2006].
Nell’epoca attuale, a causa della regolamentazione della costituzione di OGM, è piuttosto frequente trovare sulla tavola alimenti geneticamente modificati. In Europa e in Italia sebbene sia innegabile l’utilizzo di soia OGM, il generale utilizzo di cibi OGM è ridotto.

La soia geneticamente modificata è largamente usata in tutto il mondo
La soia transgenica, prodotta nel 1995 negli USA dalla Monsanto, la cui caratteristica essenziale è la resistenza all’erbicida Roundup, a base di glifosato, fu inizialmente ottenuta modificando il genoma della soia con un gene codificato dalla noce del Brasile. Quest’ultima ha determinato, in soggetti sensibili, l’insorgenza di fenomeni allergici anche gravi. Successivamente, il gene della noce del Brasile è stato eliminato dal corredo della soia transgenica e quella attualmente commercializzata è modificata con parti del genoma del virus del cavolfiore, di Agrobacterium tumefaciensis e di Petunia hybrida. Il vantaggio di questa pianta manipolata risiede nella possibilità, da parte degli agricoltori di usare il Roundup con maggior tranquillità, prescindendo dalle dosi utilizzate. Ma vie di piu’! la soia transgenica ha un prezzo inferiore rispetto a quella wild type, con la conseguenza che il suo uso è ovviamente preferito dagli agricoltori. In Italia, più che un consumo diretto, se ne osserva un uso massivo come mangime per animali da allevamento.
La questione OGM è talmente controversa che se la Corte Costituzionale nel luglio 2010 dichiarava l’illegalità di due appezzamenti di terreno in Friuli seminati con mais OGM Mon 810 qualche giorno fa e, precisamente, l’8 settembre u.s., la Corte di Giustizia Europea ha stabilito che l’Italia non può bloccare gli OGM e, in particolare il Mais Mon 810.
Il punto è che queste due contrastanti decisioni vertono sul medesimo tipo di mais che contiene, tra l’altro, la diossina del Bacillus Thurigansis capace di uccidere gli insetti.
In merito, diversi studi scientifici hanno evidenziato che non vi sarebbe alcun modo di proteggere le cellule umane da questa tossina con possibili danni a carico dei lionfociti.
Ne consegue che sembrerebbero ipotizzabili danni per la salute umana: squilibri immunitari, allergie intolleranze e malattie di tipo autoimmune.
ll nocciolo della questione è come sempre nell’uso della tecnologia e nella sua regolamentazione. Gli OGM vanno utilizzati per lo sviluppo di farmaci e per la conoscenza di meccanismi molecolari, ma il mondo non deve essere trasformato in un grande laboratorio in cui le cavie sono gli uomini.
L'articolo Ogm sì, Ogm no: una questione aperta sembra essere il primo su Gazzetta Gastronomica.